giovedì 27 settembre 2012

Lezioni di cucito dal libro della nonna 48.I PUNTI A MANO: IMBASTITURA


L’imbastitura a mano è una cucitura temporanea usata per unire due o più parti di tessuto durante le prove e la confezione.


L’Imbastitura regolare è usata con tessuti leggeri e in punti che richiedono un controllo più attento, come cuciture arrotondate, morbide,  e nel montaggio delle maniche. I punti sono corti circa 6 mm, presi alla stessa distanza. Si esegue da destra verso sinistra, raccogliendo sull’ago più punti prima di estrarlo dal tessuto.


L’Imbastitura irregolare è quella più usata. I punti sono simili a quelli della imbastitura regolare, con la differenza che i punti corti, circa 6 mm, si alternano a spazi lunghi anche 2,5 cm.


L’Imbastitura diagonale è fatta di punti orizzontali presi paralleli, in modo da formare diagonali. Si usa per fermare o tenere sotto controllo più strati di tessuto entro uno spazio più o meno largo, durante le fasi di confezione e di stiratura. Punti corti, circa 1 cm, molto vicini tra loro garantiscono un migliore controllo rispetto a quelli fatti più lunghi, circa 2 cm, e presi a gran distanza. Generalmente si usa un’imbastitura diagonale corta per tenere distesi gli strati di tessuto durante l’operazione di cucitura, mentre l’imbastitura a diagonali più lunghe si usa per fissare la teletta all’indumento durante la confezione. Si esegue infilando l’ago da destra a sinistra.


L’Imbastitura a sottopunto è un punto irregolare, provvisorio, usato per far combaciare, prima della cucitura, parti di tessuto a quadri o a righe o stampati a grandi disegni. E’ inoltre un modo pratico di imbastire parti ricurve piuttosto complicate da cucire o di eseguire le modifiche sul diritto durante le prove. Si esegue voltando in sotto il lembo lungo la linea di cucitura. Con il dritto del tessuto rivolto verso di sé, appoggiarlo lungo la linea di cucitura sulla parte di tessuto dove sarà cucito, facendo combaciare il disegno e appuntarlo. Da destra a sinistra, con punti lunghi circa 6 mm, fare un punto nel lembo inferiore e un secondo nel lembo superiore. Continuare alternando i punti e togliendo man mano gli spilli.

lunedì 10 settembre 2012

Lezioni di cucito dal libro della nonna 48.I PUNTI A MANO: I PUNTI MOLLI


Anche se si cuce a macchina, i punti a mano vengono usati in quasi tutte le fasi della confezione, dal trasferimento dei segni fino all’esecuzione dell’orlo. Alcuni si usano soltanto temporaneamente, per tenere insieme i pezzi di stoffa prima di cucirli a macchina. Altri sono punti duraturi, usati per fissare le paramonture, le fodere e gli orli o per rifinire o decorare un capo.
Oggi vediamo come si fanno i punti molli, quelli che si usano per riportare particolari della confezione e segni vari dal modello di carta al tessuto tagliato. Sono usati come alternativa al gessetto o alla carta da ricalco, richiedono indubbiamente più tempo, tuttavia in alcuni casi sono necessari perchè si ottiene maggiore precisione.


I punti molli semplici sono particolarmente indicati nella marcatura delle pieghe o linee del centro e si usano su strati singoli di tessuto. Si fanno con gugliata lunga di filo doppio, non annodato, eseguendo punti piccoli lungo le linee del modello di carta, prendendo sia la carta che il tessuto. Non bisogna estrarre il filo mai completamente, ma lasciarne circa 2,5 cm in eccesso. Eseguire ogni punto a distanza dall’altro di circa 5/6 cm lasciando sempre del filo libero. Al termine della cucitura, tagliare ogni punto allentato nel centro. Per fare questo bisogna separare lo strato di tessuto dalla carta, tendere i cappi e tagliare nel mezzo dei fili infilando dolcemente la forbice. Fare attenzione a sollevare con cura il modello del tessuto, cercando di non sfilare i punti.

I punti molli si usano per trasferire i simboli isolati. Con la punta dell’ago si buca il modello attraverso il simbolo che dev’essere trasferito. Con una lunga gugliata di filo doppio, non annodato in fondo, e fare un piccolo punto attraverso il cartamodello e il tessuto doppio, lasciando circa 2 cm di filo, Fare un altro punto sopra lo stesso segno, lasciando ancora circa 2 cm di filo libero. Quando tutti i simboli sono stati marcati in questo modo, sollevare con cura il cartamodello dal tessuto, evitando di sfilare le marche, poi separare dolcemente i due strati di tessuto fino a tendere i cappi e tagliare i fili nel mezzo.

giovedì 6 settembre 2012

Storia della moda nel XX secolo. Lezione 20. CHRISTIAN DIOR seconda parte


Il primo contatto fra Dior e il più importante cotoniero di Francia non  fu di certo casuale.
Boussac aveva valutato che il momento era propizio per investire nella Haute Couture e i guadagni fatti con il cotone e con la produzione tessile a basto costo gli davano la possibilità di tentare l’impresa di rilanciare la grande sartoria francese. Il suo progetto era quello di creare una maison innovativa nel gusto e nell’aspetto, capace di produrre uno stile diverso, ma in cui lavorare secondo le più raffinate tradizioni dell’artigianato di qualità. Egli riteneva che i mercati stranieri, dopo la lunga stagnazione della moda dovuta alla guerra, reclamano modelli realmente nuovi. Tutto quello che una maison doveva rappresentare era il gusto, la ricercatezza, la perfezione artigianale, il lusso, l’esclusività e l’eleganza. Ma non era più necessario che tutto ciò venisse prodotto da un piccolo atelier capace di rispondere solo a pochi clienti dai gusti raffinati. Una maison di Haute Couture poteva essere il centro propulsore di un modello di raffinatezza da estendere a una società più allargata di quella che aveva frequentato Parigi nei decenni precedenti.
Su queste basi fu così organizzato lìincontro tra Boussac e Dior e il contratto che venne stilato significava la creazione di una nuova griffe: Boussac impegnò nell’impresa sei milioni di franchi e un credito illimitato, da parte sua Dior ebbe uno stipendio, un terzo dei guadagni e, per statuto, l’incarico di direttore della SARL Christian Dior.
Stipulato l’accordo iniziale, l’impostazione dell’impresa passò nelle mani del couturier che cominciò a dare forma al suo progetto, innanzitutto costituendo la squadra con cui lavorare e poi scegliendo la sede adatta per la maison; due scelte delicate e fondamentali, perchè da esse dipendeva la riuscita dell’iniziativa: la prima, perchè era solo sulla professionalità dei collaboratori che poteva fondarsi il suo successo, la seconda, perchè l’edificio scelto e il modo di arredarlo potevano costituire un veicolo attraverso cui comunicare il gusto della moda Dior.
La notizia dell’investimento economico straordinario aveva fatto il giro delle redazioni di tutte le riviste, creando un clima di grande attenzione.
Il più importante quotidiano di moda degli Stati Uniti “Women’s Wear Daily” il 17 novembre 1946 annunciò un’indiscrezione: la prossima apertura della Maison Dior.
Per quanto riguardava la sede, si cominciò a cercare una collocazione che fosse all’interno del perimetro del commercio di lusso, ma anche vicina a un albergo adatto alla clientela cui si stava pensando. Identificata la collocazione, si iniziò ad occuparsi della ristrutturazione degli interni che riprese lo stile Luigi XVI-1900 che ra tanto piaciuto alla borghesia di inizio secolo e che aveva fatto da cornice all’infanzia di Christian Dior nell’appartamento di Parigi: boiseries bianche, mobili laccati, tinte grigie. I lavori iniziarono il 16 dicembre 1946, mentre si preparava già la collezione che doveva sfilare in febbraio, durante la settimana di presentazione della moda della primavera. Metri di tela di cotone bianca assicuravano il segreto dei modelli e proteggevano i tavoli e gli scampoli ammonticchiati da una polvere perennemente in sospensione. Mentre si lavorava alla collezione, procedeva febbrilmente l’attività di promozione in cui vennero coinvolte, a vario titolo, amiche e conoscenti di Dior, che utilizzarono le loro conoscenze, per contattare nel mondo intellettuale e nell’alta società della capitale, quelle che avrebbero potuto essere le future clienti ideali della Maison. Tutta la Parigi ‘che contava’ parlava del nuovo astro nescente e gli amici che Dior aveva accumulato nel corso degli anni nei diversi ambienti che aveva frequentato facevano da cassa di risonanza. Anche le giornaliste delle grandi testate, come Vogue e Harper’s Bazar, contribuirono a creare il clima di attesa.
Ma la straordinarietà dell’impresa che stava per decollare e la possibilità di legarsi ai suoi destini aveva colpito soprattutto la fantasia degli imprenditori, molti dei quali offrirono a Dior il loro contributo. Il primo fu un amico d’infanzia, Serge Heftler Louiche, che propose di costituire insieme una socità per i profumi con il nome della nuova griffe; era ormai un dato assodato che il legame commerciale fra le due ppproduzioni aveva sempre dato risultati positivi. L’idea fu sottoposta a Boussac che diede il proprio assenso, e si cominciò subito a lavorare anche intorno a questa realizzazione. Dior decise di chiamare il nuovo profumo “Miss Dior” e Vacher realizzò l’essenza, che fu presentata al pubblico insieme alla prima collezione. L’anno dopo venne formalizzata la SARL dei profumi Christian Dior. Fu poi la volta di un industriale americano che, dopo aver letto la notizia pubblicata su “Women’s Wear Daily” propose a DIor di utilizzare nelle collezioni le sue calze Prestige in cambio di cinquemila dollari e di pubblicità nei magazzini di moda statunitensi. Si presentò anche un produttore di seta cinese che vendeva shantung: un arrivo quanto mai prezioso in una situazione in cui l’industria tessile francese era ancora sotto gli effetti della guerra. Fu proprio con questo meteriale che venne realizzata la giacca Bar, che divenne il simbolo della collezione.


** Il testo delle lezioni su Dior sono tratti dal libro: Storia della moda XVIII-XX secolo, scritto da Enrica Morini, edizioni Skira.