venerdì 19 ottobre 2012

Storia della moda nel XX secolo. Lezione 30. Come faccio senza il mio Trench coat?

Anche quest'anno è arrivato il tanto odioso momento del cambio dell'armadio.
Con il sopraggiungere delle prime giornate autunnali arriva inevitabile anche la giornata del riordino dei vestiti, con il suo avanti e indietro dall'armadio allo sgabuzzino, quel momento tanto triste  in cui dobbiamo a malincuore dire ciao ai vestiti estivi per fare spazio a quelli invernali, così troppo pelosi, scuri e ingombranti. 
Non so spiegarvi perché, ma di fronte a questo tedioso appuntamento, io vado ogni volta in crisi; inizialmente non c'è niente che mi piace delle vecchie cose che avevo impacchettato, per giorni e giorni non so mai cosa mettermi, esco ed ho troppo caldo o, peggio, troppo freddo, mi ritrovo sull'uscio avvolta in abbinamenti imbarazzanti, per non dire orribili, mi innervosisco, mi sento una incapace di crescere e sogno una giornata di shopping a budget illimitato, dopo la quale tornei a casa e mi sbarazzerei finalmente di tutti questi vecchi stracci.
Mi sfogo, fantastico e poi mi chiedo se, dopo averlo rimpiazzato, rimpiangerei il vecchio maglione con i buchi che uso ormai da chissà quanti anni, probabilmente si.
Quest'anno sistemando la questione giacche mi son detta " Cri basta, ora quel trench da "Ispettore Gadget" non lo tiri più giù, per quest'anno lo lasci riposare nell'angolo e ti metti qualcos'altro. Ecco, ad esempio, questa bella giacchetta in lana blu, che praticamente non hai usato mai, con una cintura in vita ti starà benissimo!!" 
E' passata una settimana e il mio trench mi manca da impazzire.... come faccio senza il mio trench, compagno inseparabile di mille mezze stagioni. 
E così ho deciso che a dispetto dei buoni propositi nei confronti dell'innocente giacchetta blu, io non solo lo prendo e lo metto, ma gli dedico anche un bel post. Perchè di cose da dire appropostito di un Trench coat ce ne sono davvero tante. Un trench non è mica una giacca qualsiasi, il mio poi è un trench vintage che mi calza a pennello, che mi segue da anni e che mi piace da impazzire !!!!!!!



La storia del Trench o cappotto da trincea, è lunga e molto interessante.
Nacque nel 1901 quando il Ministero della Guerra Inglese ordinò un modello, a metà strada tra l'impermeabile d'ordinanza e il cappotto militare, alla ditta Burberry.
Thomas Burberry cercò um materiale che permetteva di creare un indumento confortevole e che riparasse da pioggia, vento e freddo. I suoi studi lo portarono alla nascita della Gabardine, un tessuto composto da fili così stretti in grado di proteggere molto dall'umidità, che poi lui rivestì con una formula segreta che lo rese impermeabile e il successo fu immediato, gli ordini affluirono, a iniziare proprio dall'esercito inglese. Di ritorno dal fronte, i soldati continuarono a portare il trench, che divenne così un indumento della vita civile.


Il trench è un cappotto impermeabile, generalmente lungo fino ai polpacci, precisamente qualche centimetro sotto il ginocchio, da non confondere con lo spolverino che è invece un soprabito lungo fino alle caviglie, leggero, con maniche abbondanti e collo pronunciato, alto, abbottonato, adatto a riparare dal vento e dalla pioggia. Il trench ha attraversato anni e mode, conservando la sua forma iniziale: ha il taglio a doppiopetto, le spalline, la fodera tartan, la baschina, che è la piccola mantella corta sulle spalle che aiuta a ripararle maggiormente dal freddo, la falda triangolare di stoffa sul davanti che, sovrapponendosi all'allacciatura, permette una chiusura migliore, maniche restringibili intorno ai polsi per mezzo di cinturini con fibbie, cintura e lungo spacco posteriore chiudibile con un bottone. Il colore classico è il kaki.
Il trench è un evergreen che ha saputo attraversare le epoche senza mai passare di moda. Utilizzato moltissimo anche dalle donne, è uno dei primi capi presi in prestito dal guardaroba maschile.
Fu proprio Greta  Garbo a lanciare la moda del trench foderato di lana con disegno scozzese, che la diva indossò nel 1928 sul set di Destino. Da allora divenne un vero must per ogni donna con stile.
Il vero boom sul grande schermo lo si ebbe negli anni '40, con l'affermarsi del genere noir o poliziesco. Le più grandi star del cinema lo resero immortale in film considerati vere e proprie pietre miliari, pensiamo a Humphrey Bogart in Casablanca al fianco di Ingrid Bergman, è proprio così che divenne indissolubilmente legato all'immagine dell'investigatore privato. Bogart girò poi un altro capolavoro del genere giallo "Il grande sonno" ( io ho adorato il romanzo) nel panni del celebre detective Philip Marlowe che vestiva appunto l'impermeabile inglese.
Negli anni '60 Marilyn Monroe elevò il trench ad indumento estremamente sensuale, indossandolo allacciato in vita, durante le riprese di Facciamo l'amore di George Cukor e  poi, indimenticabile, arrivò Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany.
Nel 1963 Peter Sellers indossò il trench nei panni del mitico ispettore Clouseau in La pantera Rosa, mentre Brigitte Bardot la vedemmo sulle rive del Tamigi nei panni di una spia doppiogiochista con indosso un trench bianco, nel film Un adorabile idiota. E vorrei concludere con la splendida Anna Karina, simbolo della Nouvelle Vague, diretta da Godard in Una storia americana, anche lei con indosso il classico trench color kaki.





Detto questo, evviva il mio trench, oggi è una splendida giornata di sole, lo prendo dallo sgabuzzino, lo indosso ed esco felice.


lunedì 15 ottobre 2012

Lezioni di cucito dal libro della nonna 48. I PUNTI A MANO: I PUNTI PER LA CONFEZIONE


Oggi vediamo come si realizza e a cosa serve un tipo di punto molto importante per la confezione, Il PUNTO INDIETRO.  E’ questo tra i più robusti e i più usati, serve ad affrancare le cuciture a mano e riparare cuciture, per ribattere a mano, impunturare e attaccare cerniere. Benché esistano numerose variazioni, il punto indietro si fa sempre infilando l’ago dietro il punto da cui emerge il filo del punto precedente.
L’inizio ed una fine di una cucitura possono essere affrancati con il punto indietro. Per farlo si usano punti corti nei casi di cuciture permanenti e lunghi nel caso di cuciture provvisorie. Un sistema ancora più sicuro è quello che combina un punto indietro con un piccolo cappio.
Il punto indietro regolare è il più robusto. I punti sono molto simili a quelli della macchina da cucire, cioè sono uguali in lunghezza con piccolissimi spazi tra loro. Questo punto serve per eseguire e riparare cuciture.
Poi c’è il mezzo punto indietro che è simile al regolare, con la sola differenza che la lunghezza dei punti e degli spazi tra loro è uguale. Non è però così robusto come il precedente. Si usa per riparare le cuciture.
Il punto indietro a punti piccolissimi è invece molto decorativo. Visto dal davanti del lavoro, presenta punti piccolissimi distanziati da spazi molto lunghi. E’ una cucitura molto usata nella applicazione di cerniere.
Infine c’è il punto indietro decorativo che si realizza come i precedenti ma prendendo solo lo strato di tessuto superiore. E’ ideale quando deve risultare visibile solamente sul dritto del lavoro, come ribattitura o impuntura decorativa.


1. Come inizio o fine di una cucitura a mano, portare l'ago e filo sul rovescio del tessuto. Infilare l'ago all'indietro attraverso tutti gli strati di tessuto e uscire appena dietro il punto in cui emerge il filo. Tirare il filo. 
2. Per un'affrancatura più sicura, formare un punto indietro molto piccolo, proprio dietro il punto da cui emerge il filo, lasciando un piccolo cappio che si otterrà non tirando completamente il filo. Formare quindi un altro piccolo punto indietro sopra il precedente e far passare l'ago e il filo nel cappio. Tirare entrambi i punti in modo deciso e tagliare il filo.
3. Per il punto indietro regolare, portare ago e filo sul dritto del lavoro. Infilare l'ago ad una distanza variabile da 1,5 mm a 3 mm (metà della lunghezza di un punto), dietro il punto da cui emerge il filo, e uscire alla stessa distanza davanti a tale punto. Continuare mantenendo le stesse distanze. Sul dritto, i punti saranno simili a quelli eseguiti dalla macchina da cucire.


1. Il mezzo punto indietro è simile al punto regolare indietro ma, invece di avere punti che si toccano, è fatto di punti uguali distanziati da spazi uguali ai punti stessi. L'ago va infilato a circa 1,5 mm dietro il punto da cui emerge il filo e va fatto uscire ad una distanza doppia (circa 3 mm) davanti al medesimo punto.
2. Il punto indietro a punti piccolissimi è simile al punto precedente ma l'ago è infilato praticamente accanto al punto da cui emerge il filo, pochissime fibre dietro, e fatto uscire ad una distanza variabile tra i 3 e i 6 mm davanti a esso. Sul davanti del lavoro i punti appaiono piccolissimi.
3. Il punto indietro decorativo è un qualunque punto indietro ma eseguito senza prendere lo strato sottostante della stoffa. Se il secondo strato di stoffa non viene cucito, il rovescio della cucitura rimane invisibile.